Gutierrez, la luce guida di Baez

Seguire una sessione di allenamento di Baez è qualcosa che spicca su tutto il resto. Dall’angolo, lo sguardo del coach Sebastian Gutierrez è sempre focalizzato sul suo giocatore, mentre analizza il tutto con esperienza e attenzione.
Il coach appunta ogni passo, ogni colpo e crea un quadro nella sua testa. Più tardi, in panchina, non usa mezzi termini e raramente lusinga il suo assistito. Parla direttamente, in modo pragmatico, cercando di consegnare al mittente il suo messaggio con il massimo impatto.
Sotto il tetto dell’Allianz Cloud di Milano, dove i migliori under 21 dell’anno stanno disputando le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals, il coach argentino continua a rifinire il suo lavoro con Baez, una delle stelle emergenti della nuova generazione. I due lavorano insieme da anni, fin da quando Gutierrez era nel dipartimento di sviluppo della federazione tennis argentina, e si è creato un rapporto di enorme fiducia tra coach e giocatore.
Gutierrez ha parlato ad ATPTour.com su loro rapporto umano e professionale che li unisce sul tour.
Come si costruisce un legame così stretto come quello che avete voi due?
Il modo in cui lavoro è cucito su misura sulla persona. Sono convinto che più il giocatore è equilibrato come persona, meglio renderà in campo. Chiaramente il tennista ripone grande fiducia nel proprio allenatore, in termini di conoscenza del gioco e di situazioni da riproporre in partita, ma anche nella vita. È parte del lavoro per me, il rispetto, i valori, sapersi confrontare con la persona.
Baez ti considera come il suo padre sportivo?
Per me è una grande motivazione e responsabilità. Tutto l’abbiamo costruito col lavoro insieme negli ultimi anni. Lui sa che io sono una persona molto diretta, che voglio il meglio per lui. Ho sempre messo lui come priorità, anche sopra a me stesso in certi momenti della mia vita. Sono orgoglioso di come “Seba” sta crescendo, un’ottima persona, equilibrata, che sa come ringraziare non solo il coach ma tutti coloro che lavorano intorno a noi, dagli addetti al campo agli incordatori. Quando vivi così, sei una persona più serena e più felice. Il tennis è oggi la parte più grande della tua vita, ma un giorno non sarà più e devi essere preparato a restare quella persona anche in futuro.
Quest’anno Baez è salito dalla top 300 ad un passo dalla top 100, come hai gestito questo importante progresso?
Abbiamo ancora una lunga via da percorrere per arrivare dove vogliamo. Un anno fa eravamo in un appartamento di Praga cucinando e incordando le racchette. E ci siamo divertiti in quel momento. Non c’era la necessità di incordare la racchetta, ma l’ho fatto perché era la cosa giusta in quel momento. Ora ci troviamo in un altro momento delle nostre vite, e non sappiamo dove saremo in futuro. L’unica cosa che conta è quello di essere felici ed equilibrati il più possibile, godere di quello che abbiamo e di quello che avremo. Stare nel presente, come si dice oggigiorno, è difficile. Sappiamo che la carriera di Sebastian è molto lunga, così come la sua strada da fare. Dobbiamo fare bene le cose nel lungo periodo per avere una chance di successo.
Come gestite l’attenzione che sta ricevendo?
Penso che sia molto focalizzato sul suo team, le sue persone, che lo consigliano su come andando, se va bene o se ha bisogni di aiuto. Sappiamo che la gente ha delle aspettative, ma non ci perdiamo troppo tempo dietro. Noi lavoriamo perché sia focalizzato sulle partite, sul suo gioco, con l’aggiunta che Daniel Orsanic e spesso col team, anche Mati Caceres. È importante, l’opinione delle tue persone vicine. Più ci isoliamo dall’eccesso di attenzioni e critiche, meglio è per lui.
Di cosa sei più orgoglioso nell’essere il suo coach?
Che cerca di migliorare ogni giorno, di essere una persona migliore, di fare meglio in ogni singola cosa. Prova a studiare il gioco, a muoversi meglio. In lui vedo una persona onesta, in salute, con un grande desiderio di crescere, questo mi rende orgoglioso
Cosa può imparare da un torneo come quello di Milano?
Intanto ci fornisce la possibilità di confrontarci contro ottimi giocatori, non ne abbiamo avuto la chance nei grandi tornei. È stato il n.1 junior, ha giocato la finale di Roland Garros giovanile e non ha mai ricevuto una wild card. Questo significa che non puoi giocare contro i migliori e questo è anche parte della curva di apprendimento. Qua siamo a giocare indoor su di un campo veloce, non abbiamo questa chance in Argentina. Qua può allenarsi con questi ragazzi, valutare a che livello si trova rispetto a loro, e tutto ciò per noi ha una grande importanza.
Ricordo che quando giocavamo i Futures, speravo prima possibile di passare ai Challenger perché vedevo che aveva già il livello adeguato. Appena ha potuto farlo, ne ha vinti quattro. Non dico che appena al secondo torneo indoor in carriera sia già pronto per vincere anche qua, ma à un momento di verifica importante e così potrà imparare e migliorare su questo tipo di campi.
Dai molta importanza ai valori umani
Mi piace ricordare le persone che ci hanno aiutato con i loro consigli. Juan Martin Del Potro è uno di loro, ci chiama, chiede come va, mostra interesse. Quando un big ti consiglia e sostiene è sempre un fattore importante. Non ti puoi immaginare quanto significhi per in termine di autostima. Ti fa aprire gli occhi e vedere che stai facendo il cammino giusto. È qualcosa di più naturale di quello che si possa pensare. A volte finisci per sovrastimare l’importanza di certi fattori e situazioni, giochi contro i tuoi coetanei e ti rendi conto che non sono tanto diversi da te. Avere un Delpo che ti consiglia e che si congratula perché sei uno dei NextGen è qualcosa che fa sentire Sebastian molto apprezzato.